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[i miei ospiti #2] Scrivere e progettare, di Giulio Muto

Giulio Muto si occupa di architettura e di grafica, inoltre è un grande appassionato di cinema. In questo post ci racconta il ruolo della scrittura nel suo lavoro.

Giulio Muto si occupa di architettura e di grafica, inoltre è un grande appassionato di cinema: qui puoi leggere un suo pezzo. L’ho incontrato quasi per caso attraverso Telegram, e da quel momento non abbiamo più smesso di interagire, in modo sempre più costruttivo. Ha un fare discreto che mette in risalto la sua professionalità, il suo entusiasmo e la sua energia. Qui puoi leggere la puntata precedente.

L’arte dello scrivere accompagna chiunque da sempre.

Preceduta storicamente dalle arti figurative, strumento espressivo di un’esigenza quasi primordiale di trasporre i pensieri in immagini, la scrittura costituisce lo strumento con il quale diamo una forma strutturata e precisa traducendo i pensieri in parole.

Nell’ambito del costruire, dell’architettura e delle arti grafiche, che si espandono sempre più nella sfera della multimedialità, la scrittura assurge al ruolo di strumento marginale seppur fondamentale. Un mondo in cui l’immagine, sia essa statica o in movimento, astratta o tecnica, gioca il ruolo principale, la scrittura si frappone nella fase di accentuazione e sintesi di un concetto già rappresentato figurativamente.

Potrebbe stare a margine di un lavoro come anche nella parte centrale e più impattante di un processo comunicativo e rappresentativo.

Nel mio caso, la scrittura in prosa occupa un ruolo importante tanto quanto quello dell’espressione grafica.

Il processo artistico, a livello concettuale, non è normato da regole e procedure quanto piuttosto da criteri e canoni.

È buona norma seguire un criterio procedurale per fasi, dal concepimento di un’idea, passando alla sua rappresentazione preliminare, cioè la fase in cui si compiono le scelte progettuali più importanti, arrivando alle fasi finali di definizione dell’idea ormai consolidata.

Durante tutto questo procedimento la scrittura è sempre presente, come accompagnatrice di un percorso costituito da più strumenti tesi tutti al conseguimento di uno stesso obiettivo.

Gli schizzi su carta di un progetto tecnico o grafico sono un amalgama di disegno e scrittura, un dualismo spesso imprescindibile per la comprensione l’uno dell’altro.

Così come nella fase di definizione la scrittura funge da strumento per relazionare e descrivere un progetto definito in tutto il suo insieme e completo di tutte le sue parti.

La scrittura non rappresenta unicamente uno strumento utile alla professione, anzi è soprattutto un canale di sfogo per le emozioni, le ispirazioni, le passioni.

Una passione per un determinato ambito professionale in cui non si opera personalmente, può trovare il proprio sfogo e appagamento attraverso la scrittura. A tal proposito possiamo aprire una parentesi sui lati positivi del progresso tecnologico, il quale dietro molti difetti (la micro-comunicazione nella telefonia) e le sue insidie (tutti i rischi derivanti dalla realtà virtuale nel web) nasconde anche una moltitudine di possibilità e occasioni per la divulgazione e la condivisione culturale, se utilizzato bene e con parsimonia.

Uno chef può diffondere il suo sapere e la sua passione attraverso un blog, così come allo stesso modo un aspirante giornalista può trovare occasioni per esprimersi. Un appassionato di cinema può sentirsi vicino a quel mondo scrivendo le sue opinioni sotto forma di recensioni e articoli, da diffondere per puro spirito di condivisione e di confronto con gli altri.

Grazie ancora a Giulio Muto per aver condiviso le sue belle riflessioni, mi auguro che avremo occasione di conoscerlo sempre meglio in futuro. Ti aspetto nei commenti in fondo alla pagina!

Di Federica Segalini

🌱 Allenatrice di voce scritta. Ex copywriter ed ex ghostwriter, ti accompagno a scrivere in concretezza. Valori, identità personale e professionale, sguardo sul mondo sono la tua voce unica: trova la tua voce scritta.

4 risposte su “[i miei ospiti #2] Scrivere e progettare, di Giulio Muto”

Ciao, in questo istruttivo e piacevole compendio una cosa mi confonde, la contrapposizione di pensiero di questo passaggio, ʻ il processo artistico, a livello concettuale, non è normato da regole e procedure quanto piuttosto da criteri e canoni ʼ. Le tue affinità mi portano ad un contrario dantesco, per l’approfondimento successivo, se così non fosse, mi confonde l’antitesi tra regole e canoni. Così per singolare curiosità col massimo rispetto.

Ciao Mirco.
Grazie per la tua osservazione, giustissima!
Sì perché in effetti io, in quel passaggio, invece di servirmi del significato prettamente etimologico di quei termini, li ho utilizzati per veicolare le loro accezioni legate soprattutto agli ambiti di cui parlavo (grafica, quindi anche arte ed estetica).

Le “regole”, intese come una guida precisa che non ammette interpretazioni soggettive;
mentre i “canoni”, intesi come simboli o archetipi di riferimento, dai quali partire per formulare nuove interpretazioni e magari scrivere nuove regole (o migliorare quelle esistenti).

Da qui la contrapposizione dei due termini, e del bagaglio di concetti che possono esprimere in ambito artistico.
Grazie per avermi dato la possibilità di sviscerare meglio quel passaggio, spero di averti risposto.

[…] Michele Casiero è docente di filosofia e storia, appassionato di comunicazione e molto altro. Lo si comprende dalla sua attività vulcanica e molto creativa: dal modo di coinvolgere i suoi alunni alla gestione dei canali Telegram dedicati alla filosofia e alla storia Appuntosofia e Tutta un’altra storia, dalla passione per la scrittura alla cura del podcast Sofia e Clio. Nel suo contributo Michele offre spunti che trovo essenziali: dall’utilità della filosofia nella cultura aziendale, alla connessione della scrittura con i processi cognitivi, il pensiero, la formazione. Ho scritto troppo, ti lascio al pezzo di Michele e ti ricordo che qui trovi la puntata precedente. […]

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