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Il segreto dei lavori metodici

Lavori metodici e lavori creativi: sono due mondi lontani, oppure sono vicini? Ecco la mia riflessione imperfetta.

Il segreto dei lavori metodici - Nuovicontesti

In questo articolo cercherò di esprimere l’importanza dell’alternare tipologie di attività diverse in modo tale che il lavoro non ne risenta, anzi: ne giovi sempre più.

A grandi linee, nei momenti di peggiore sconforto, a tutti potrebbe accadere di contrapporre, nel contesto di una lacrimosa e rassegnata lamentela, due grandi categorie di lavori: i lavori cosiddetti metodici (noiosi, ripetitivi, in tempi lunghi) e i lavori cosiddetti creativi (interessanti, sempre nuovi, in tempi contenuti).

Bene, oggi la mia missione è – e non sono certo la prima a farlo – sfatare il mito di questa triste inconciliabilità.

Posso dire di essere nel complesso una persona metodica, ma chi mi conosce bene sa che ho bisogno di (talvolta estremi) contrappunti in direzioni anche opposte, per far sì che tale lavoro metodico non mi precluda mondi altri e mi consenta di sopravvivere.

La verità è che amo il lavoro metodico, ma lo amo perché da solo non mi basta. Cerco di spiegarmi meglio. Per farlo bene si rende necessaria una certa misura di evasione. Occorrono momenti di non-concentrazione. Sulla linea del lasciar decantare.

Il segreto dei lavori metodici sta, per la mia esperienza personale, nel non subirli come tali ma nel farli diventare sorgente di qualcosa di diverso. Ad esempio, visto che in genere non richiedono l’utilizzo di eccessive risorse mentali, possono trasformarsi in uno spazio fantastico per far nascere nuovi pensieri. E qui stanno la mia gioia e la mia salvezza.

Spesso le idee nuove si affacciano in un istante imprevisto – sì, è proprio questione di un istante, è lo sguardo di un volto amato che per un istante si affaccia alla finestra, e pur nella brevità dell’evento questo affacciarsi ti infonde un calore immenso – le idee nuove si affacciano quando si abbandona temporaneamente la tensione costruttiva, creativa, progettuale e ogni sua deriva verso il concetto di accanimento.

Ciò non significa che sia sufficiente prendere per buone le idee nascenti come tali, abbandonare l’ispirazione in stato di abbozzo. Occorre, invece, precisamente, riprendere le idee in bozzolo al momento giusto – oppure, come più spesso accade nella vita reale, raccoglierle alle soglie della scadenza corrispondente – per affrontare il lavoro creativo in profondità e nella direzione corretta.

Ecco svelato, secondo una sorta di logica degli opposti, in un circolo virtuoso inaspettato, il vero motivo per cui amo – finestra e fucina di novità – i lavori metodici.

E tu, ami i lavori metodici?

Di Federica Segalini

🌱 Allenatrice di voce scritta. Ex copywriter ed ex ghostwriter, ti accompagno a scrivere in concretezza. Valori, identità personale e professionale, sguardo sul mondo sono la tua voce unica: trova la tua voce scritta.

4 risposte su “Il segreto dei lavori metodici”

riesco a essere metodica in modo sciolto se prima è arrivata quell’illuminazione imprevista di cui parli, che funge da stimolo, pungolo e al tempo stesso da “mappa mentale” delle azioni da compiere. se l’illuminazione invece non c’è, metodicità e costanza sono qualcosa che m’impongo a mo’ di medicina: ne accetto l’ineluttabilità ma non riesco a gustarne il sapore.

buona giornata 🙂

Condivido appieno la tua descrizione! C’è una sorta di forza di attrito da superare, una direzione da individuare, dopodiché le azioni si svolgono in modo più naturale, senza troppe forzature. Buona giornata, anzi ormai buona serata anche a te 🙂

Odio i lavori metodici, principalmente perché sono i meno riconosciuti, i meno appaganti, e soprattutto i meno pagati. Ti precludono la possibilità di crescere professionalmente. Purtroppo nella mia carriera ovunque sia stato mi hanno relegato a queste mansioni quindi ormai ho capito che questa è il mio talento. Purtroppo non ho idea di come fare per valorizzarlo e farmi pagare di più

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